Caratteri
Nel vocabolario sono utilizzati i seguenti caratteri: neretto tondo; neretto corsivo; romano chiaro maiuscoletto, corsivo, tondo.
- Il neretto tondo si adopera per l'esponente o lemma stampato in testa all'articolo;
il neretto corsivo per le varianti fonetiche, morfologiche e semantiche collocate nella sezione finale dell'articolo dopo il simbolo □;
- il romano chiaro maiuscoletto per i rinvii a voci lemmatizzate nella nomenclatura del vocabolario;
- il romano chiaro corsivo per gli altri rimandi, per le qualifiche grammaticali, per gli indicatori d'uso, per gli enunciati in sardo e per le indicazioni etimologiche;
- il romano chiaro tondo per le parti del testo scritte in lingua italiana.
Segni speciali
| distingue le categorie grammaticali all'interno della stessa voce e l'uso transitivo del verbo da quello intransitivo o riflessivo, ecc., nonché i diversi valori semantici del lemma.
|| introduce le indicazioni etimologiche.
□ introduce le varianti fonetiche, morfologiche, semantiche del lemma.
→ rinvia ad altra voce, stampata in romano chiaro maiuscoletto (se è presente nella nomenclatura del vocabolario) o in romano chiaro corsivo (negli altri casi).
* apposto a una voce alla quale si rimanda con → indica che essa si trova nell'Appendice I.
[ ] racchiudono le correzioni che sostituiscono parole o parti di parole presenti nel manoscritto. Racchiudono altresì rimandi aggiuntivi.
< > racchiudono le correzioni che aggiungono parole o parti di parole al testo del manoscritto.
{ } racchiudono le espunzioni.
[ ] racchiudono osservazioni dell'editore.
[sic] segnala l'occorrenza negli esempi e nella fraseologia di varianti grafiche, fonetiche, morfologiche e semantiche della voce posta in esponente, richiamando l'attenzione sul fatto che non si tratta di refusi tipografici. Segnala altresì la presenza dei cosiddetti errori culturali e difformità di altro tipo.
Ortografia e pronuncia
Nei lemmi e nei rinvii è stato segnato ovunque, a cura dell'editore, l'accento, sempre grave sulle vocali a, i, u e inoltre sulla e aperta e o aperta (àla, bìnu, mùru, mèla, mòla), sempre acuto su e chiusa e o chiusa (chéntu, sónu). Se nel corpo dell'articolo il manoscritto presenta parole e forme sarde diverse da quella lemmatizzata in cui sia mostrato l'accento, esse conservano l'accento - sempre grave secondo la convenzione adottata dal Casu - anche nella presente edizione. L'accento circonflesso non ha valore fonetico, ma è usato per segnare, nel corpo dell'articolo lessicografico, le vocali risultanti dalla contrazione di due vocali: pê (da pèe), ôs (da òos), giû (da giùu), ecc. In voci quali cïucìu 'pigolio', cïùddha 'cipolla', ecc. la dieresi ( ¨ ) indica che la i non è un semplice segno grafico avente la funzione di notare il carattere palatale della consonante iniziale c-, bensì una vocale a pieno titolo. L'apostrofo ( ' ) è impiegato, oltre che per indicare graficamente l'elisione di una vocale atona in fine di parola all'incontro con un'altra vocale all'inizio della parola successiva, anche per notare il fenomeno dell'aferesi di una consonante iniziale di parola: 'àsu (da bàsu), 'èna (da bèna), 'ìa (da bìa), ecc.
Si segnala che ddh nota la consonante occlusiva geminata cacuminale o retroflessa sonora: pùddha (= [puḍḍa]), ecc., mentre la combinazione grafica -ndh- rende il nesso [ṇḍ]: càndho (= [káṇḍo]), ecc. Quanto all'affricata alveodentale, si osservi che la distinzione fra la sorda e la sonora è assicurata dall'indicazione (tz) apposta all'esponente che contenga una sorda: cónzu 'boccale di terracotta' (= [kóndzu]), ma cónzu (tz) 'concio, conciato' (= [kóntsu]).
Per ciò che attiene alla lettera j, il Casu osserva che "per lo più ha il suono dell'i. In alcune località, specialmente se è nell'interno della parola, ha il suono del j francese".