prènda s.f. pegno. Dare, lassare, leare, rezzire in prendha dare, lasciare, prendere, ricevere in pegno. L’hapo dadu in prenda s’aneddhu, su rellozu gli ho lasciato come pegno l’anello, l’orologio. | Oggetto prezioso, gioiello, cosa cara. Anche al fig. Quindi la madre dirà dei figlioli, come già Cornelia: custos sun sas prendas mias questi sono i miei gioielli; l’innamorato dirà alla sua ragazza: sa prenda mia il mio tesoro. Pro ti mirare, prenda de importu per veder te, perla di valore (Picoi). | Esser una prenda essere un gioiello, una persona a modo, un oggetto prezioso, caro. Anche come avv. star bene, star savio. Cussa mastritta est una prenda quella maestrina è un gioiello, una perla. Custos pizzinnos sun istados una prenda questi bimbi si son comportati a meraviglia. Su malaidu oe istad una prenda il malato oggi sta benissimo. | Prenda de maridu, de muzere, de duttore, de galantomine perla di marito, di moglie, di medico, di galantuomo. | Es propriu una bona prenda cussu piseddhu (iron.) è proprio una birba quel ragazzo. Cussa bona prenda de frade tou quella buona lana di tuo fratello. | Prenda mala birba. Cussu pizzinnu est una prenda mala quel fanciullo è una birba. Da’ ue ses venzendhe, prenda mala? donde vieni, birbaccione? Sa prenda mala de connada tua quel cattivo arnese della tua cognata. prèndha. || sp. prenda.