colcàre tr. coricare, mettere a letto. Sa mama es colchendhe su fizigheddhu la madre sta coricando il figlioletto. In questo senso anche colcàreche: sa sorre ch’ha colcadu sa sorrigheddha la sorella ha messo a letto la sorellina. | Colcare su fenu, s’erva, su laore rovesciare il fieno, l’erba, il grano. | Colcare sa ’ide coricare, propagginare le viti → fossàre. | rifl. Colcaresi, colcaresiche coricarsi, mettersi a letto o sdraiarsi dovunque. S’es colcadu subra sa casciabbanca s’è sdraiato sopra la cassapanca. Colcaresiche è, però, andare a letto. Sa mama si ch’es colcada ei sas fizas sun cosendhe la madre s’è coricata e le figlie cuciono. | Colcaresiche de su sole tramontare. Andhemus, su sole si ch’es colchendhe andiamo, che il sole tramonta. | Colcaresiche dai su risu, dai su gustu, dai s’allegria rovesciarsi indietro per causa del riso, del piacere, dell’allegria. Dai cantu riiat de coro totu si che colcaiat rideva tanto di cuore che si rovesciava indietro. | ass. coricare, dormire. Sos antigos colcaian in terra gli antichi dormivano, riposavano per terra. Mai colches, fiza mia! non possa riposar mai! dirà una madre esasperata quando una creatura piange e non vuol dormire. | Anche per piegarsi. Custu ramu, custa ’ide no colcat questo ramo, questo vitigno non si piega, non è flessibile.