càrru s.m. carro. Il carro sardo è molto diverso dal carro continentale. Il piano consta di una scala triangolare formata da un solo tronco segato in due staggi fino a due o tre palmi lontano dalla estremità della punta (e questo tratto non diviso funge da breve timone o stanga) uniti da traverse che diminuiscono di lunghezza quanto più si avvicinano alla “testa” della scala. Per sponde ha due specie di altre brevi scale, dette mesas, bancos, banchittos, traessas, seddhas, bandherittas, paradas e formanti su lettu o cascia de su carru il letto del carro, quasi la cassa. Le sponde si infiggono con gli staggi (istantarolos) in due travette di legno dette giualeddhu de nanti e giualeddhu de segus. Il carro per trasportar carichi voluminosi, si accresce con ripari laterali a mo’ di grata, detti secondo le diverse località costazos, costanas, jacas (Nuoro), palèras (Lollove), montantes (Sennori), lizos (ligneos?) se più piccoli. La “cassa” del carro si riveste internamente con una stoia chiamata gelda, gerda, zerda quando si trasporta paglia, uva ecc. I carri che trasportano i festeggianti di paese in paese o alle sagre di campagna, sono anche coperti da stoffe molte volte infioccate, e si chiamano traccas. Le rote del carro sardo son di due specie: piene o a raggi. Le rote piene constano di tre pezzi di legno che insieme si chiamano lasias (Nuoro), i pezzi laterali tazos (taggios), il centrale panga. I chiodi agudos. Le rote con raggi, detti oltre che rajos anche quartos, orivettas (Plan., dal catal. voreta, oru), hanno il mozzo, detto nughe (nuche), murtaggiu (Plan.), fiascu (Berch.) nel quale è un bossolo di ghisa che è come la veste dell’asse (fusu) ed è chiamato feminella, lòrica (Nuoro), cassia, cassa (Dorg.), bùssula (log.), bùssulu (Bitti), lat. buxula. Il pernio dell’asse (fusu) si chiama crapìca (Nuoro), crabiga, cabija (log.), giae (Berch.); il chiodo che fissa il pernio ciavetta o giavetta, lat. clavis. La scala del carro (iscala) si chiama anche festina (Nule e Benetutti). La punta della scala si chiama anche conca de su carru, l’altra estremità coa, coazza, coazzina (Siniscola). Qualche volta alla “cassa” formata dalle bandherittas si sostituisce una vera cassa di tavole e allora il veicolo si chiama tumbarella, corrispondente all’italiano carretta; se nonché la scala rimane sempre la stessa. Per il trasporto si usano oramai anche i barrocci e gli altri veicoli del continente. | A carros in gran quantità. Sun battendhe su melone ei sa sindria a carros stan portando i melloni e le angurie a carrate. | Unu carru ’e faulas un sacco di bugie. | A pê, a caddhu e in carru a piedi, a cavallo e sul carro. | Fagher bia innanti ’e carru.