bessìda s.f. uscita. Atto di uscire. Appena ha fattu sa ’essida dai sa gianna l’han arrestadu l’hanno arrestato appena è uscito dalla porta. | Sa ’essida de su corvu a biere l’uscita del corvo per esplorare. | Apertura, adito. Bessida a sa corte, a s’ortu uscita verso il cortile, verso l’orto. | Orlo, adiacenze. A sa ’essida de sa ’iddha alle adiacenze, all’orlo del paese. | Fine, termine. A sa ’essida de sa missa, de s’iscola, de sa cumedia alla fine della messa, della scuola, del teatro. | A sa ’essida sempl. uscita da casa. T’ispetto a sa ’essida t’attendo all’uscita da casa. | In bessida (t. di caccia). Benner in bessida si dice quando la fiera o la selvaggina fa la prima comparsa; benner in torrada quando compare la seconda volta. | No haer nè bessida nè intrada, oltre che nel senso proprio di podere che non ha accesso né recesso, si dice anche al fig. di persona in imbarazzo. | Bessida de su sole la levata del sole. | Ascesso, foruncolo. Bessida ’e coghere carbonchio. Bessida ’e tuddhu o de sas tuddhas antrace benigna. Gighet sa persone tota a bessidas ha la persona tutta foruncolosa. In questo senso è più com. → bùa. | Bessida è anche l’uscita, il passivo d’una amministrazione. Es pius sa ’essida chi no s’intrada è maggiore l’uscita che l’entrata. Sa ’essida carralzat (coberit, si mandhigat) s’intrada l’uscita soverchia l’entrata. | Anche per occupazione, mestiere. No haer bessida peruna non aver alcuna occupazione, spec. rurale. | Anche per uscita di parole. Haer una bella ’essida: had hàpidu una ’essida graziosa. Fagher una ’essida: già l’has fatta sa ’essida hai scoppiato in una bella uscita. | Scappata, bricconeria. Ha fattu una bella ’essida. | (t. funer.) Fagher sa ’essida dare l’elemosina in suffragio dell’anima del defunto nel terzo e settimo giorno dopo la morte [→ ’essìda].